Capitolo 13 “Lì, dove cadono fiocchi di sabbia”

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Le strade si accendono. Gli addobbi colorano. I supermercati sono sommersi di panettoni, pandori e spumanti. Il fiato si trasforma in una nuvola di fumo. Il freddo, la neve, le luci. Il Natale. Si torna a casa. Era ora.

La famosa aria di festa pervade università, uffici, locali. Si fanno gli auguri a chiunque, anche al cane del vicino. “I migliori auguri”,”Buon Natale e Buon Anno”, “Tante care cose”, “I miei più sinceri auguri”. Il Siciliano Espatriato a cui fanno gli auguri di buon Natale, sorride. E la sua mente vola. Da quel giorno avrà solo un pensiero. Fisso. Si torna a casa, si torna al mare.

Ma prima di arrivare a destinazione, dovrai affrontare un’avventura inimmaginabile che richiederà tempra e coraggio. Come Ercole che superò le dodici fatiche, tu dovrai affrontare la tua di fatica, quella del giovane espatriato in pellegrinaggio verso casa.

Il dramma del rientro: il mezzo per tornare sull’Isola. Nonostante la crisi mondiale, le compagnie aeree, convinte che in Sicilia ci siano le miniere d’oro, hanno deciso di vendere caro, ma molto caro, un volo di un’oretta e mezza scarsa Milano-Palermo. L’esperienza ti ha insegnato che devi acquistare il biglietto almeno tre mesi prima del Santo Natale, ma nonostante la tua precoce caccia al volo aereo, dovrai rassegnarti. Scendere in aereo a Palermo ti costerà comunque come un volo per New York. Persino le famose compagnie low cost, a Natale, sembrano avere solo posti in first class super lusso. Quattrocento euro, andata e ritorno, e un buco nero nel tuo conto in banca. Così, i più comodisti, dopo aver venduto ad un’asta clandestina un polmone/rene per racimolare il gruzzolo, riescono ad aggiudicarsi l’agognato biglietto aereo di ritorno.

Se i sardi, infatti, godono della tariffa aerea bloccata a garanzia della continuità territoriale, i siciliani no. Sembra che lo Stretto di Messina sia immaginario, che in realtà la Sicilia sia attaccata allo Stivale. Così, girando alla seconda stella a destra e poi dritti fino al mattino, si arriva sull’Isola senza bisogno di traghetto.

I più temerari (e sparagnatori) sfidano la sorte e decidono di utilizzare mezzi alternativi, come il treno. Dopo otto ore circa per attraversare l’Italia ed una nuotata nello stretto, scopriranno che da Messina a Palermo il treno misteriosamente ne impiega altre otto di ore. Era meglio farsela a piedi.

C’è chi invece ama le quattro ruote e s’imbarca in un viaggio on the road, attraversando l’Italia per lungo. Ogni tanto si prende la nave da Genova per accorciare il tragitto, altrimenti, a turno con i compagni di viaggio, si percorre in macchina l’intera strada. E tra una ruota bucata, un saluto a qualche amico di passaggio, e qualche disperso per la via, si riesce ad arrivare in tempo per la mezzanotte della Vigilia.

Qualsiasi mezzo tu abbia scelto, alla fine, tra un mutuo, tre scali o due giorni di viaggio, riesci ad arrivare a destinazione. Ecco che respiri mare, ti immergi in un’aria pulita e ti illumini d’immenso. Impossibile trovare altrove un sole così a Dicembre. Un sole che ti allucia, tanto forte che devi aspettare il tramonto per riacquistare la vista.

Appena sceso dall’aereo prendi fuoco. Le pesanti vesti milanesi ti abbracciano in una morsa fatale, mentre cerchi disperato di levarti strati e strati di lana, che non dovrai usare per un bel po’. Riacquistando il respiro, arrivi a casa. Apri la porta e ti lasci avvolgere dall’odore familiare di quelle quattro mura. E poi, ci sono loro: genitori, fratelli, sorelle, cani, gatti. Famiglia. Una vasata a tutti, un sorriso e un “ben tornato a casa”.

Tra le varie godurie del rientro, il cibo è primo tra tutte. Finalmente. Assapori un’arancia che profuma la bocca. Un pesce che non è surgelato. Un pane vero, non duro o condito d’aria. E inizia una continua abbuffata senza tregua che ammazzerà i tuoi tre mesi di dieta e palestra milanese. Da noi il cibo è una celebrazione di noi stessi, una celebrazione di pura gioia lipidica.

Tra gli altri vantaggi ci sono le comodità casalinghe. I vestiti che si auto-puliscono e si auto-stirano. La stanza che si rassetta da sola, come se ci fosse Mago Merlino che borbotta incantesimi. Il pasto pronto. Certo il più delle volte avrai bisogno di un breve periodo di adattamento per rientrare nella logica familiare, come riabituarti a dover rispondere alla domanda delle 9 del mattino “che cosa vuoi mangiare a pranzo? E a cena?” E tu, che hai dimenticato il cervello nel boccale della notte prima, ti sforzi di farfugliare nomi di pietanze.

Ma la meraviglia più grande sono gli amici. Quelli del liceo, di casa. Li ritrovi lì, ad aspettarti negli stessi posti. E sembra non essere passato nemmeno un giorno dalla tua partenza. Tornato a casa, ringiovanisci e ritorni agli anni della scuola. Se eri il bello della classe, non importano i cinque chili in più e le occhiaie metropolitane. Se eri lo studioso secchione, non importano i due anni fuori corso. Se eri l’alternativo di turno, non importa la tua vita fighetta milanese. Se eri il ciccione della classe, non importa che ora ti si vedano le costole. Se eri quello che non studiava, non importano le due lauree più un master che hai conseguito. Ognuno ritorna a giocare nel suo ruolo. Ognuno torna indietro negli anni. E se all’inizio ti serve tempo per abituarti, perché ti senti così diverso e cambiato, alla fine ci provi gusto. Accetti il gioco, e ogni tanto riscopri un po’ di quel te stesso antico. Giovane, inesperto, diverso, ma autentico.

Le vacanze proseguono serene. Immerso nello scirocco invernale siculo, ti godi le desiderate vacanze casalinghe. E il tuo Natale, lì dove cadono fiocchi di sabbia. E dove persino Babbo Natale arriva su una tavola da surf. Colmo di sicilianità, ti accingi a rientrare nella ridente Milano. E rotolando verso nord, morbido con quei 4 chiletti in più da overdose di fritto e ricotta, torni lassù. Il sole non allucia. Non riscalda. L’aria è fredda. E cadono fiocchi di neve. Ma hai le energie per diradare la nebbia e resistere fino alla primavera. Pronto per un nuovo anno da Siciliano Espatriato.